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Bruno Lucchi

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Bruno Lucchi, la materia in divenire
20 febbraio 2007 — pagina 48 sezione: SpettacoloCultura e Spettacoli


Dalla ruvida terra, cotta dal fuoco, alla lucentezza e scorrevolezza della porcellana, bianca pelle, candida, simbolo di purezza. È il passaggio che ha effettuato la materia sotto le mani di Bruno Lucchi. Dalle rugose e materiche donne con la pelle color terra a queste fanciulle quasi metafisiche, sublimi per via di quel candore che le avvicinano ai loro corrispettivi angelici. Ma le loro forme esuberanti ci portano di nuovo al cospetto di quelle Dee Madri abbondanti, virili e feconde, Veneri che hanno occupato gli spazi mentali dei nostri progenitori neolitici. Queste nuove opere dell’artista si possono ammirare ancora qualche giorno (chiude il 28 febbraio, orario martedì-sabato 9-12.30/15.19) presso gli spazi/ambienti del Berlanda Project in Via S. Caterina 43 ad Arco, per cura di Giorgia Lucchi.
Le forme di queste “perle” hanno mutato: non più corpi/albero, corpi/abbraccio, corpi/sogni, corpi meditativi. Ora corpi bozzolo dove le forme s’ingigantiscono fino a sfiorare l’amalgama. Non l’indistinto, non l’informe. Queste declinazioni sono lontane dalla volontà e dal progetto dell’artista. Ma la plasticità che torna a cantare le lodi della materia, i volumi che diventano forme, la donna che diventa cerchio, bozzolo. Compiendo un percorso di ritorno alle origini. Una regressione fisica, forse psichica, che ci porta l’essere femminile al suo aspetto quasi fetale. Lì dove il sesso si confonde, si mimetizza, si coniuga e il maschile non è più il maschile e il femminile non è più il femminile. Soltanto androginia, l’umana nostalgia dell’interezza.









In queste sculture l’uomo, toccato dalla sua ombra, si addolcisce e allenta la presa sui suoi ruoli e contratti ruoli e convincimenti maschili. La donna si risveglia a nuovi spazi, nitidi e glaciali, a piani di precisa coordinazione in cui comincia a tracciare con calma il proprio cammino. Da qui, da queste sculture pure, lavorate con la porcellana classica, inizia il percorso di una nuova vita. Bruno Lucchi ha dovuto compiere il viaggio degli iniziati. Andando avanti nella ricerca è ritornato alle origini - mai come queste perle/feti sono il segno dell’alfa e l’omega - per poi approdare a nuovi lidi. Queste perle si stanno lentamente sciogliendo, distendendo. I loro muscoli aggrovigliati, accartocciati, ora inscindibili dal loro centro, sono in procinto di spiccare il volo.
D’altronde la perla è il simbolo lunare legato all’acqua e alla donna. L’artista queste donne le ha colte mentre sono quasi chiuse nelle loro conchiglie, neo Veneri, simbolo essenziale della femminilità creatrice in un rapporto di triplice simbolismo Luna-Acqua-Donna da cui derivano tutte le proprietà magiche della perla. Eppure anche queste opere sono nate dal fuoco soltanto che qui, l’elemento igneo ha giocato le sue carte di purificazione, di distillazione della materia in Essere, dell’Io in pietra filosofale. Ed ecco allora le perle donne o le donne perle, centri mistici prima di essere centri carnali. Rare e preziose, pure. Matteo (7,6) diceva che la perla preziosa, una volta ottenuta, non deve essere gettata ai porci. Come dire che la conoscenza non deve essere affidata sconsideratamente a coloro che non sono indegni. Come queste opere raffinate, da gustare, toccare, accarezzare, assorbire.
- Fiorenzo Degasperi


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